Apotheosis
Apotheosis è un progetto cameristico che vuole rendere omaggio a due colossi della musica colta del XIX secolo, Brahms e Rachmaninov. Il programma, che celebra i due compositori per la ricorrenza del loro 190° e 150° anniversario dalla nascita, accompagna l’ascoltatore attraverso paesaggi sonori contrasti emotivi di forte impatto. Il linguaggio fra le due sonate cambia, rivelando a pieno le identità di Brahms Rachmaninov: se il primo, pilastro della musica da camera, rende il dialogo fra i due strumenti equilibrato e alla pari, il secondo invece, celebre per i concerti per pianoforte e orchestra, è proprio al pianoforte che affida una scrittura più densa e articolata. La Sonata op.38 in mi minore, dedicata all’amico violoncellista Josef Gänsbacher, si contraddistingue per una disposizione – in qualche modo retrospettiva – di molteplici riferimenti e di omaggio alla venerata tradizione settecentesca (ma sono state anche indicate, da parte della critica, numerose citazioni da Schubert). In evidenza, il riferimento all’Arte della fuga di Bach: il tema principale del primo movimento trae spunto dal soggetto del Contrapunctus4, laddove quello del finale, che è una mediazione tra la fuga e la forma di sonata, ricalca il soggetto del Contrapunctus 13. Inizialmente in quattro movimenti, Brahms decide poi di eliminare ‘Adagio Affettuoso, probabilmente per la preoccupazione di evitare un esito eccessivamente monumentale, data l’imponenza del primo e dell’ultimo movimento. Il risultato, quindi, è quello di tre movimenti equilibrati e ben individuati sia nella struttura che nel carattere: l’intensa oscura eloquenza dell’Allegro non troppo in forma di sonata è controbilanciata dalla danzante eleganza fuori tempo del secondo movimento e dalla severa concezione contrappuntistica del finale. Rachmaninov, a differenza di Brahms, dedica alla musica da camera solo pochi anni, durante i suoi studi al conservatorio di Mosca. Il suo interesse verso il violoncello nasce per amore della lontana cuginetta Vera Skalon, cui dedica alcuni lavori. Tuttavia, la Sonata op.19 in sol minore è frutto della collaborazione con il violoncellista Anatol Brandukov, collaborazione cui si deve probabilmente il salto di qualità (rispetto, ad esempio, a precedenti composizioni cameristiche). Siamo di fronte a una composizione dalle enormi proporzioni, sia strutturali (è formata da quattro ampi movimenti) sia tecnico-musicali. È il igo1 e il ventottenne Rachmaninov, dopo importanti problemi di salute, sta lavorando contemporaneamente al Concerto per pianoforte n. 2. Quest’ultimo lavoro influenza non poco l’opera 19; oltre a risentirne timbri, melodie e armonie, se ne rinviene l’idea strutturale: al pianoforte è chiesto uno sforzo tecnico non indifferente, quasi fosse una partitura solistica, e al violoncello si richiede un suono e un’idea orchestrale. Una sfida enorme che si evidenzia sin dalle prime battute, ma nonostante un leggero squilibrio fra i due strumenti dialoganti, questa straordinaria composizione, densa di colori drammatici e ricca di virtuosismi, brilla fra i lavori cameristici per originalità e fascino