Un Amore
Un amore, è l’unico romanzo “erotico”, ingiustamente considerato opera minore, di Dino Buzzati. Forse perché in anticipo sui tempi o perché è una perfetta indagine nelle inquietudini dell’uomo contemporaneo.
La storia è centralizzata su un uomo, o meglio dire un “maschio”: Dorigo, egoista, superficiale, disinteressato ad affetti sinceri, fruitore di prestazioni sessuali occasionali con ragazze molto giovani, anche minorenni, presentate da una mezzana. Tutto va bene finché Dorigo non s’interessa morbosamente di Laide, una ballerina di fila della Scala che lo utilizzerà per i suoi scopi, ignorando il suo affetto incerto ma devoto.
Solo alla fine, stremata dalle attenzioni di quest’uomo che gli fa un gran comodo, confesserà di essere incinta e di volere la bambina. In realtà non se ne conosce il sesso, ma lei è sicura che sia femmina, quasi a voler sperare che non essendo maschio non avrebbe creato un uomo come quello che ha vicino. Le inquietudini dell’uomo si esauriscono di fronte alla notizia e decade immediatamente l’interesse per Laide.
Non sappiamo cosa succederà dopo e neanche è importante: Dorigo si è smarrito nelle bugie sue e di Laide come in un labirinto e ne resta intrappolato. Il racconto oscilla tra il punto di vista del narratore e quello del protagonista senza stacchi netti, in una fluttuazione continua tra oggettivismo e soggettivismo, tra narrazione in terza persona e monologo interiore. La serie di domande retoriche esplicita i pensieri del personaggio nella loro contraddizione; e Paolo Briguglia riesce a rendere nel migliore dei modi i meccanismi mentali che entrano in funzione nella testa di Antonio Dorigo. La dimensione spazio temporale entro cui i protagonisti si muovono è scandita dalla musica: la scelta della colonna sonora di dimensioni pop, nazional popolare, che rispetta l’intensa produzione musicale e cantautorale degli anni 60, tra Dalla e la “Innamorati a Milano” di Remigi, ricrea quel fermento artistico e produttivo proprio di quegli anni, anni di grande frenesia, dove la ripresa economica fa da contraltare a una borghesia bigotta che al valore umano, sostituisce pian piano il valore del denaro e della “posizione sociale”.
Dorigo attende e si fa domande, sperando, al contempo, che le cose vadano per il meglio.
Ma è appropriato il termine “amore”?
L’amore dipinto da Buzzati è estremamente attuale; in un’epoca in cui le notizie di femminicidi ci raggiungono quotidianamente, Buzzati dipinge perfettamente il ritratto di un rapporto morboso, un equivoco, dove l’ossessione viene confusa con l’amore. Dorigo attende e si fa domande, sperando, al contempo, che le cose vadano per il meglio. La paura che la propria amata non si presenti all’appuntamento; la gelosia che prova nel pensare che lei possa essere con qualcun altro; l’ansia di vederla anche solo per qualche minuto, solo il tempo di accompagnarla alla stazione. Sono tutti sentimenti che Dorigo prova, ma che qualsiasi innamorato ha provato. Anzi, per usare le parole di Montale, che «tutti gli uomini che non hanno gli occhi e il cuore foderati da una cotenna di lardo hanno almeno virtualmente provato».
